Passare da Windows a Linux è spesso facile al giorno d’oggi ma alcuni concetti nettamente differenti tra i due sistemi alle volte causano problemi. Vediamone insieme cinque.
#1: Tutto è un file
Su Windows esistono cartelle, file, drive e così via: ovviamente c’è una distinzione tra una stampante e, ad esempio, il documento da stampare.
Linux, invece, opera molto diversamente e tutto è un file. O meglio, la cosa è ben più complessa ma sintetizzabile così: una directory è un file con una lista di file, la stampante è un file che quando riceve un flusso di byte li stampa via hardware e via discorrendo.
#2: Struttura gerarchica
Windows ha una struttura gerarchica particolare: il computer è a capo, poi vi sono i drive e da esso deriva tutto. Linux, invece, ha il concetto di directory radice “root” da cui deriva tutto e tutto è una sottoclasse di root, che sia un hard disk, un joystick, una stampante o un disco di rete.
Sicuramente il sistema linuxiano è, in principio, confusionario. Ma, al fine pratico, ha molto più senso: invece di avere delle ipotetiche “risorse del computer” e ogni drive mondo a sé c’è una struttura dove tutto alla fine giunge ad un singolo punto.
#3: Repo ed eseguibili
Anche oggi, ai tempi del Microsoft Store, la stragrande maggioranza del software per Windows passa da fuori e va installato.
Su Linux questa è quasi sempre un’eccezione, la stragrande maggioranza dei software sta sui repo del sistema operativo e in molti casi il software che si scarica da fuori è stand-alone, in formato appimage o con le sue librerie.
Pochi sono i casi in cui si scarica un pacchetto vero e proprio come in Windows.
#4: La password
Ah, le password. Windows non la chiede quasi mai, al massimo lo UAC ogni tanto, mentre Linux quasi sempre, e per di più nel terminale non la scrive quasi mai, portando molti utenti a fare domande del tipo “Scusate sto facendo login e non scrive la password che faccio?”
Tutto ciò deriva dalla struttura classica di Unix che divide utente root e altri utenti. Nella sicurezza linuxiana classica, pensata ai tempi del multiutente, c’era “root”, praticamente Dio, che se scriveva a terminale “cancella tutto” si cancellava tutto, e l’utente normale che era incapace di scrivere in tutto ciò che non fosse strettamente suo.
Quando iniziò a svilupparsi la monoutenza era usanza, comunque, avere un account root per la manutenzione e uno utente per il lavoro ordinario, così da evitare ad esempio un malware con privilegi di root.
Ci si rese conto poi che passare di volta in volta all’account root era scomodo e molte distro pensate per l’utente comune introdussero “sudo”, che permetteva di eseguire comandi con alti privilegi, mettendo la propria password per conferma.
#5: Le partizioni
Su Windows c’è C:\ che è alla base del sistema operativo. Tanti utenti poi hanno una seconda partizione dati dove salvano i documenti e simili, ma se devono piallare il sistema devono comunque copiare tutto ciò che hanno in C:\
Linux, invece, permette di partizionare molto bene e potenzialmente di assegnare a ogni locazione “importante” una partizione o un intero hard disk. Ogni utente ha la sua divisione preferita, a me piace avere solo “/” e “/home” e dello swap se serve.
Innegabile però la comodità di poter formattare agilmente il sistema in caso di guai senza dover ripristinare tutti i dati (ma il backup va sempre fatto ugualmente)