Stavo provando a spiegare a un protente (ossia un utente che sa il fatto suo, ma non è un esperto né un sistemista, però già che usa Linux e sa usare un terminale…) la possibilità di esportare X via SSH, essenzialmente per una rozza divisione di compiti di elaborazione tra computer.
Provo quindi a mostrarglielo avviando un ssh su localhost e eseguendo xed, ma non lo convinco più di tanto. Alla fine era lo stesso software che avrebbe potuto eseguire dal suo PC, no?
Allora, accendo la mia VPN sul cellulare, vado sul router e apro la porta 22, la NATto e mi connetto. Faccio un bel ssh $io@$mioDDNS -p $portarandom -X e son dentro. Allora, digito chromium-browser e dopo una lunga attesa (io ho anche una buona connessione a casa, ma mi connettevo da una linea cellulare) si apre Chromium.
Nessuno stupore particolare finché dico “e questo è il browser del mio PC”. Lì sento la mandibola che cade a terra e poi, per testimoniarlo, faccio vedere la differenza degli IP dal browser di sistema.
Non so se il progettino che avevo in mente andrà in porto, ma ringrazio l’averlo potuto dimostrare in diretta grazie alla VPN e all’apertura delle porte.