C’era qualche tempo fa, intorno a metà 2021, un bel sito che promette su Facebook, tramite una di quelle pagine con loghi ipergenerici che urlano “TRUFFA TRUFFA” a 150 km, una spazzola lisciante per capelli gratis, ti permette di inserire delle informazioni di contatto senza uno straccio di Privacy Policy in vista e quando ti ricontattano, ovviamente, chiedono soldi e millantano che solo la spedizione è gratis e che per avere la piastra devi sborsare sui 70€. Alla faccia, per di più anche poco furbi dato che se l’offerta commerciale “gratis ma paghi la spedizione” è comune quella del “gratis ma solo la spedizione” è ai limiti della pubblicità ingannevole, ma la cosa è già arrivata alle orecchie del Giurì e se la vedrà lui.
Peccato che a questo giro non sono capitati dalla vecchina che per paura sborsa ma da una persona con cervello che mi ha subito girato la cosa con chiaro ordine: “puniscili”.
E così è partita segnalazione a:
- Abuse dei domini dot it (che non penso possa servire a molto, ma è gratis)
- Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (per pubblicità ingannevole)
- Garante della Privacy (per trattamento dei dati personali senza consenso)
Nella stessa famiglia si trova un altro sito, ormai chiuso, il quale aveva quantomeno una privacy policy al posto giusto ed è stato quindi meno sotto le mie ire (si è beccato la segnalazione al Giurì, ma non al Garante della Privacy, ma siccome l’intestatario è lo stesso…)
Ora, sia chiaro, io non sono uno stronzo. Se vendi senza P.IVA sul sito e vendi davvero, non sarò io a fare una segnalazione, così come tutto sommato se non tratti i dati secondo GDPR (come praticamente tutti i siti web, btw) non ti romperò le balle.
La questione cambia quando fai pubblicità ingannevole. La Rete ha tanti soggetti deboli che non sanno che hanno dei diritti e soprattutto non sanno come farli rispettare.
Non riesco francamente a immaginare come una persona anziana e inesperta di queste cose avrebbe potuto reagire. Magari all’altro capo del telefono c’è un operatore competente e onesto che ti dice “ah, ok, annullo l’ordine”, com’è successo alla persona che mi ha segnalato la cosa, magari c’è uno che invece ti intorta dicendo che hai immesso i dati, che ora devi comperare e così via e a quanto mi diceva il segnalatore la prima chiamata era, come dire… Molto pressante. Ma devo ammettere che nella seconda, quella dell’annullamento, ha menzionato la segnalazione all’AGCM appena fatta, cosa che potrebbe aver fatto abbassare le ali a qualcuno.
Qualcuno potrebbe dirsi “ma sarà un qualcosa di subaffittato”. Può essere, ma:
- Sei responsabile di qualsiasi cosa ci sia sul tuo sito
- Sei pienamente responsabile di qualsiasi cosa sai essere sul tuo sito
- Se ti definisci “growth hacker” e guru social, tanto da avere scritto dei libri, e ospiti roba del genere, non posso presumere la buona fede e parto in modalità bastonate.
L’avere una pagina Facebook che posta contenuti del genere che vengono da più siti, tutti dello stesso intestatario, rende ancora più difficile presumere la buona fede o quantomeno non notare una forte negligenza, che per una persona che si dichiara esperta nel campo, come l’intestatario di questi siti, non è granché accettabile.
La segnalazione all’AGCM è, in tutta sincerità, banale: si compila un form web spiegando la questione e si invia tutto, ricevendo poi nell’e-mail una ricevuta. Viene offerta anche la possibilità di segnalare esigenze specifiche di riservatezza ma, francamente, non ho problemi in ciò, ma immagino possa essere utile magari per chi vuole segnalare pratiche scorrette di un datore di lavoro o simili.
La segnalazione al Garante era simile, ma meno digitale: se non si aveva la PEC si doveva spedire una classica raccomandata, ma oggi dovrebbe essere possibile anche via email ordinaria, anche se ovviamente senza certezze.
Purtroppo, poi, per vari impegni personali non ho potuto sapere com’è andata a finire, ma mi fa piacere notare come vari dei siti siano effettivamente scomparsi o ridotti ai minimi termini.
PS. Se mi stessi leggendo, caro “collega”, ti ricordo che esiste un’entità HTML chiamata È o che la È si può fare da Windows premento ALT + 212 o da Linux con semplicemente premendo il blocco maiuscole e poi la è. Non si può vedere in un sito professionale la E’ , specie in un sito di webmaster. E il nome nel contatto tecnico è opportuno che sia scritto giusto. E la RFC 5321 mi risulta esistere ancora, quindi l’indirizzo postmaster DEVE esserci.