Ecco la nuova psicosi: Blue Whale, la balenottera azzurra che minaccia i nostri fiocchi di neve. Esatto, balenottera azzurra e non balena blu, un po’ come il famoso firewall, la parete tagliafuoco inguistamente ascritta al fenomeno incendiario che dovrebbe prevenire.
Non credo sia necessario dirvi cos’è, probabilmente l’avrete già sentito: Una sfida di cinquanta giorni che porta all’inesorabile morte e che avrebbe già fatto centinaia di vittime nella Federazione russa. Ma è vero? Non saprei, vi consiglio di leggere questo articolo, assai dubbioso, del CICAP.
Una storia già nota
Io ho iniziato il mio viaggio nell’informatica nel settore della sicurezza, che tutt’ora mi appassiona. E storie come queste ne ho già viste: Noi informatici sappiamo che la Rete ha i suoi pericoli e che si fa prevenzione soprattutto educando, ma ciò molti genitori non lo sanno.
E dunque fino al giorno prima nessuno si cura del figlio, poi viene fuori lo scandalo del momento (che siano i pedofili che chiedono foto indecenti o balenottere azzurre suicide), si implementano gli ultracontrolli, magari con visita dallo psicologo e sequestro del cellulare per aver installato la pericolosissima app Blue Whale VR che permette di vedere, col CardBoard, le balenottere azzurre. E dopo qualche settimana nessuno si preoccupa più e il pargolo può tornare a scaricare di tutto e di più da forum poco affidabili.
In realtà la presenza ci dev’essere sempre, non dev’essere oppressiva e deve essere educativa. Non bisogna farsi travolgere dalla psicosi…