Tablet e smartphone per bambini, qualche appunto

di | 30 Novembre 2017

Siamo vicini a Natale e si parla di smartphone e tablet apposta per bambini, protetti e controllabili dai genitori.

Cosa ne penso? Beh, ne parlo in questo articolo.

L’aneddoto

Circa tre anni fa mi capitò sotto mano un “tablet per bambini” che avrebbe dovuto offrire sicurezza contro ogni minaccia al fiocco di neve, pardon, utente finale.

Il browser funzionava con una whitelist, c’erano una decina di siti e di lì non si usciva.

Ora, io credo che l’informatica sia al 10% conoscenza, al 50% intuito e al 40% culo.

E quando vedo che c’è il Google Play (o un altro store abbastanza famoso, non ricordo) mi parte l’intuito so che posso fare qualcosa. Entro e mi scarico Google Chrome.

Ecco, immagino, magari per un utente più grande c’è Chrome e ci sarà un filtro a monte per evitare qualsiasi accesso strano.

Punto il browser ad un indirizzo inequivocabile: YouPorn. E si apre tranquillamente. Questo è avere culo.

Difficoltà? Direi nessuna. Forse un “codice” in mezzo che serve per aprire qualsiasi app e che si può ottenere tranquillamente facendosi aprire YouTube per vedere Peppa Pig.

Ora, sono passati tre anni e gli aneddoti non fanno scienza, ma la cosa mi ha colpito.

Perché ne parlo?

Perché ritengo che l’informatica sia utilissima per i bambini e che i genitori capiscano poco e niente.

Alcuni pensano che si debba assolutamente dare un coso elettronico al pargolo, altrimenti “non potrà programmare nel nuovo mondo digitale” e lo guardano con occhi d’ammirazione vedendolo usare a tre anni un touchscreen e già pregustando la sua carriera da hacker (e relativi anni di prigione in  linea di massima) mentre in realtà sarà uno dei tanti incompetenti che penserà che Facebook sia un servizio distinto da Internet e che grazie ai suoi casini darà migliaia di posti di lavoro ai tecnici informatici.

Fine del pistolotto da giovane che ha potuto usare il 56k (semicit, se la cogliete commentate!)

E c’è ovviamente anche l’altro estremo, quelli che pensano che Internet sia il mezzo dei pedofili mondiale che hanno come unico scopo adescare il povero delfino.

Ora, l’informatica, ripeto, è utilissima. Va usata con coscienza e sicurezza. E in queste linee guida imparerete come.

Linee guida per l’uso sicuro

Niente si può contro un adolescente eccitato

Se l’utente finale vuole andare su YouPorn, andrà su YouPorn. A certe età voler visualizzare certi contenuti è perfettamente normale e con il passaparola si sa come violare la sicurezza tipicamente usata dai genitori.

Ora, la pornografia è irreale. Ma risponde ad un bisogno fisico, dunque è più opportuno parlare seriamente del tema sessualità che bloccare quei siti ad un 13enne.

O anche ad una tredicenne, smettiamola di fare i puritani per una buona volta, visto che uomini e donne hanno i medesimi bisogni fisici di scoprire il proprio corpo.

Se ha Google Play è vulnerabile

Con Google Play posso scaricare un browser per vedere ciò che mi hai bloccato, una VPN per eludere il filtro a monte e qualsiasi altra cosa mi venga in mente.

Un codice di protezione poco aiuterebbe visto che si potrebbe ottenere con un minimo di ingegneria sociale.

Il computer non sostituisce i genitori

Qui viene il punto: Un computer non può e non deve sostituire i genitori.

Anche con i filtri ragionevoli si possono trovare contenuti scioccanti. E se il bambino naviga tutto solo chi gli spiega cosa sta facendo quella capra e perché sta “facendo pipì” dentro quella donna?

Scherzi a parte anche su YouTube c’è materiale inadatto. Molti genitori lasciano il figlio su YouTube come se fosse una televisione bloccata solo sul Canale Nazionale come in Corea del Nord. Ma così non è.

Da un video legittimo della Peppa Pig, già citata, è possibile arrivare ad una delle tante parodie con la voce di Germano Mosconi ad esempio. Se la guardo io rido, se la guarda un bambino magari tira un bestemmione per imitare Peppa. E questo è il meno, visto che nulla proibisce di avere veri e propri video tramutatici vestiti da cartone. È già successo.

È dunque sempre necessario stare vicino ad un piccolo utente per impedire potenziali scelte negative e confrontarlo qualora acceda a contenuti inadatti.

Pretendere istruzione

Nelle scuole elementari italiane tendenzialmente l’informatica è un premio: “Se fate i bravi andiamo in aula computer, altrimenti vi spiego i logaritmi discreti”. Vabbè, sulla seconda frase forse ho un po’ esagerato.

Inoltre le attività svolte sono sempre banali: Paint, Word (che ho sempre trovato un programma banalissimo da usare nelle impostazioni scolastiche dai, è naturale quanto una macchina da scrivere, batti e via) o “usiamo Google bambini”.

Sempre che la versione usata di Windows 95 abbia i driver per Internet, s’intenda.

Ciò porta ad una sola conclusione: L’informatica non si impara a scuola e se la si impara si impara male.

È necessario fare la voce grossa e pretendere, ribadisco pretendere, che l’ora di informatica sia costante e che sia dedita principalmente all’uso sicuro del mezzo.

 

Come lo farei io un tablet/smartphone sicuro?

Ecco. A mio parere con queste cose c’è il medesimo problema dell’IoT: Gente che normalmente non pensa alla sicurezza non lo farà nemmeno progettando computer. Quindi serve sempre il parere esperto di informatici.

Per prima cosa: multiutenza. È assolutamente necessaria. Serve un account genitore libero e un account bambino seriamente limitato.

Tenere un singolo ambiente è una porta aperta verso lo sfondamento della sicurezza del sistema. Inoltre la multiutenza può essere anche orizzontale, permettendo di avere un singolo dispositivo per più utenti, anche di età diverse.

Seconda cosa: Filtro a monte. Se il genitore è così idiota poco avvezzo alla sicurezza da mettere un browser aperto a tutti dev’esserci un filtro che impedisca ad eventuali contenuti malevoli o inadatti di arrivare. Non ci si può affidare ad una singola applicazione per la sicurezza.

Tra l’altro sono informaticamente dibattito su una questione, ma ne parlerò in un prossimo articolo.

Terza cosa: Ambiente educativo. Troppa gente crede che stando al computer si impari ad usarlo, un po’ come se bastasse una settimana di dissenteria per diventare provetti idraulici.

Il computer comunque, se adeguatamente attrezzato, può essere effettivamente utile per imparare sia le cose più normali sia la semplice logica.

In fin dei conti la logica dietro a programmi semplici non è così difficile, anche se mostrata in programmese ad un adulto medio porterà ad un loop infinito di “non ci capisco niente”.

Certo è che gli esperti di didattica dovrebbero trovare un modo di creare interesse nella programmazione, da sviluppare poi con strumenti a blocchi e simili.

Infatti il programmatore adulto uno stimolo a programmare lo trova, che sia personale o lavorativo, mentre per un bambino la vera sfida è crearlo.

Una nota a margine

Oh, stavo guardando qualche telefono del genere e mi sono reso conto che in alcune specifiche sono meglio del mio MotoG.

Quasi quasi falsifico la Carta d’identità e ne prendo uno 😀

 

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