Netbook revenge

di | 10 Agosto 2021

Il mio primo PC personale, avevo sei o sette anni, fu un EeePC con Xandros. Mi piaceva tanto, l’interfaccia era davvero semplice da usare rispetto a Windows e soprattutto aveva anche tanti giochi: tutti open e semplici come TuxRacer, che però per un bambino erano davvero divertenti.

Unico difetto: non funzionava col WiFi, così quando dovevo usare internet usavo un Dell Latitude (che ho ancora!), ma all’epoca la necessità di connessione non era impellente come oggi.

Poi, un paio d’anni dopo, dipartì l’hard disk del netbook che venne ceduto a un amico di famiglia e riparato con annessa punizione di Windows XP, ma non venne ridato a me (che venni ricompensato con adeguata mancia).

Poco dopo, però, mio zio mi cedette il suo netbook, rimasto inutilizzato: era un pelo più potente e con Windows 7. Finalmente funzionava il wifi e, all’epoca, c’era anche tanta gente che non usava nemmeno WEP, era una pacchia!

Però, Windows 7 non mi piaceva molto, quindi iniziai a smanettare con Linux (dato che sapevo mi piacesse grazie al primo eeePC) e installai Ubuntu con Wubi, che divenne per un bel po’ il mio sistema di elezione, con il quale leggevo un botto di roba interessante. Ed era anche resistente, una volta venne inondato d’acqua e non fece una piega.

Purtroppo, però, anche le cose belle hanno una fine e dopo circa quattro anni morì pure lui.

Lì mi scontrai con la realtà: intorno al 2012/2013 i netbook erano più di là che di qua. Riuscì a procurarmi uno degli ultimi eeePC, pagato poco più di 100€, ma era già un po’ fetecchioso, il sistema girava male (e venne infatti sostituito da Linux subito dopo) e infatti dopo poco più di due anni venne colpito da morte subitanea e sempiterna.

RIP. Il netbook era morto, questa volta davvero. La cosa mi spiaceva davvero tanto: i netbook erano davvero comodi, per varie ragioni.

Certo, non erano bestie di potenza, però facevano il loro dignitoso lavoro per word processing, navigazione e piccoli interventi, erano leggeri e la batteria durava tranquillamente 8/10 ore, contro i laptop che al massimo facevano 4 ore.

Però, all’epoca, sembrava una cosa superabile: gli smartphone raggiungevano buoni risultati di batteria e andavano su Internet, spesso senza nemmeno avere bisogno del Wi-Fi (anche se all’epoca i piani erano da 1-2GB) e c’erano sempre più app.

Ma il netbook è morto! Viva il netbook!

Infatti dal 2018 c’è nella mia rete un dispositivo uguale, identico a un netbook: stessa dimensione, stessa famiglia di processore, stessa fascia di prezzo: l’unica differenza è che è un tablet con tastiera hardware e non un pezzo unico, ma il concetto è identico.

L’avevo acquistato per l’università ed era dannatamente comodo, la batteria fa tranquillamente le 10 ore, la trasportabilità è ottima (andava nello zanietto) ed era comodissimo per prendere appunti, dato che si poteva sia digitare che toccare lo schermo.

Non era chiaramente usabile da solo, ad esempio le VM facevano una certa fatica a girarci e in modalità grafica proprio non lo facevano, ma per l’attività normale di studio era perfetto.

Purtroppo, poi, a causa del coronavirus l’università si è largamente virtualizzata ed ho usato il laptop per studiare.

Tuttavia, rivivere la comodità del netbook mi ha dimostrato una cosa: l’idea di un computer piccolo, altamente portatile ma funzionale era vincente.

E il tablet che doveva sostituirlo? Alla fine, nella fascia di prezzo compatibile, è diventato proprio ciò che doveva distruggere…

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