Altre note sulle calcolatrici programmabili: quando sono computer?

di | 17 Agosto 2021

Nel 2017 scrissi un articolo sulle calcolatrici programmabili e nei riguardi della P101. Vi consiglio di leggerlo, dato che la stragrande maggioranza dei principi espressi restano validi ancora oggi, ma penso sia utile fare alcune precisazioni sul tema.

Mettiamola così: computer (o meglio, calcolatore) è una classificazione teorica. Non è perfettamente definita, per carità, ma è abbastanza accettato che una macchina capace di effettuare calcoli automaticamente prendendo decisioni sia un calcolatore.

In questo senso la stragrande maggioranza delle calcolatrici programmabili sono computer, come già faceva notare HP nelle proprie pubblicità dei primi anni ’70. Non tutte, chiaramente. Alcune calcolatrici programmabili sono programmabili in modo lineare, ossia possono ripetere delle istruzioni apprese ma senza prendere decisioni: utile, dato che semplifica molti calcoli, ma non propriamente un calcolatore.

Poi ci sono le classificazioni commerciali. Noi per computer, oggi, intendiamo una cosa precisa: un sistema ad uso generale, che permette di gestire file, eseguire programmi e di farlo con un’interfaccia specifica: dispositivo di puntamento, tastiera e monitor. Ma siamo circondati di dispositivi che, pur essendo computer, vengono chiamati in altro modo: le console per videogiochi, gli smartphone, i tablet, le calcolatrici programmabili stesse…

Il computer “per antonomasia” è ciò con cui fai tutto e in modo semplice. Puoi fare calcoli, eseguire giochi, usare programmi per uso generale…

I computer chiamati in altro modo possono teoricamente fare tutto, ma sono ottimizzati per una cosa specifica. Varie console, ad esempio, hanno avuto il BASIC per renderle home computer, ma solitamente hanno un’architettura pensata per il gaming, con particolare attenzione alla grafica, con sprites, gestione di layer e simili. Con uno smartphone potete fare tutto ciò che fate con un computer, solo che l’interfaccia nativa, quella touch, non è così efficiente e il sistema preferisce dare un’esperienza semplice rispetto ad una completa.

Parimenti, con una calcolatrice programmabile dotata di salto condizionato potrete calcolare tutto ciò che volete, da un punto di vista algoritmico. Ciò non significa chiaramente che sia efficiente o piacevole farlo, ma è possibile. Ed essendo la classificazione di calcolatore teorica, tanto basta. Sta poi al reparto marketing decidere se venderlo come tale o con un nome che può vendere di più, ricordando sempre che, il compratore, non è così scemo 😉

Calcolatrici programmabili negli anni ’60/primi ’70

Negli anni ’60 e primi anni ’70 il mercato di macchine da calcolo programmabile era forte: i computer “classici” costavano molto ed erano difficili da usare, queste macchine erano invece ben più semplici e relativamente economiche.

Non tutte erano calcolatori, ovviamente: alcune erano programmabili solo linearmente, ossia avevano la capacità di ripetere alcune sequenze di tasti, ma senza possibilità di prendere decisioni.

Ma le più note, come la Programma 101, l’HP9100A e le varie macchine Wang erano calcolatori a pieno titolo. E la definizione arriva soprattutto dal marketing: alcune aziende preferivano parlare di “computer”, così da mostrare la potenza e le capacità del prodotto, altre preferivano dire “calcolatrice”, per rafforzare l’idea di semplicità e di uso matematico.

A mio parere è meglio dire “computer” poiché erano, generalmente, il computer principale dell’utenza, a differenza delle successive calcolatrici programmabili che erano spesso d’ausilio all’uso di un computer maggiore, ma nulla vieta di usare il termine calcolatrice programmabile, specificando che è sottocategoria di calcolatore.

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